Paderno vs Mojazza
E’ la terza partita guidata da Coach Massimo che ha preso in mano da 2 settimane e mezzo. La prima cosa evidente, oltre al fatto che si vede una squadra che ha iniziato ad assimilare le regole del gioco di un bravo coach, che aveva permesso alla squadra di recuperare anche quelle che aveva introdotto coach Enrico M., è che i giallonero hanno ritrovato sé stessi e quella voglia di divertirsi giocando, mai persa anche sotto la breve guida di coach Jacopo.
Questo e ciò che ha permesso di vincere la gara di venerdì sera su campo di Paderno, di vincerla 67/61, un punto alla volta sino al 40′ (l’andata si conclusa con Paderno sopra di un punto). Un punto alla volta, soprattutto quando il 4°Q iniziava dopo un break passivo di 15/12 del 3°Q, che aveva permesso a Paderno di rimettere sopra la testa di 6 punti.
Una vittoria vinta soprattutto in difesa, perché qualcuno, coach in primis, crede che le vittorie nascono da una difesa che non molla un millimetro.
(Quanto mi sono sentito confermato del fatto di aver appreso a giocare a basket, studiando, come fosse la Bibbia, il libro di Giancarlo Primo Basket. La difesa)
Per non mollare servono tante cose, perché il basket è un gioco di squadra e e non bastano gli schemi di attacco, se ognuno non gioca con e per la squadra, senza distrarsi un solo secondo. La tecnica individuale e tante altre cose non bastano e i giallonero, tutti hanno contribuito alla vittoria, dal primo all’ultimo, compreso chi è entrato in campo solo pochissimi minuti, come chi ha realizzato solo due liberi, nel momento in cui era indispensabile metterli a segno, o chi dopo un digiuno di 0 su 6 dal campo, entrato al minuto 5,40 del 4°Q al quarto tentativo ha messo la bomba che ha fatto scattare in piedi tutta la panchina. Una bellissima vittoria che ha esaltato tutti e il coach che nello spogliatoio si è lascato andare a poderose pacche alla chef Canavacciuolo e ha iniziato il commento, dicendo, “voi non potete immaginare quanto sia contento”. Possiamo immaginarlo sì, perché una sensazione così mancava da troppo tempo anche a noi, giocatori, staff e nostri tifosi al seguito! Da lunedì si ricomincia per crescere, perché, tanta umiltà e lavorare sodo! Gli obiettivi della stagione sono alla nostra portata.
Grazie coach, grazie ai suoi collaboratori Filippo e Daniele, grazie ragazzi e ai nostri tifosi che non hanno mai smesso di sostenere la squadra!!
Mojazza vs Leoniana
La chiarezza rispetto agli obiettivi per affrontare il girone di ritorno e il lavoro in allenamento hanno confermato che la Mojazza ha saputo entrare in campo con la giusta mentalità e il giusto atteggiamento, per terminare la prima di ritorno sconfiggendo, come all’andata la Leoniana.
Vittoria meritata grazie al contributo di tutti quelli che sono stati in campo e anche di chi non è rimasto seduto in panchina, che ha fatto finalmente gioire il pubblico casalingo, a digiuno da troppo tempo di una tale soddisfazione.Il risultato di 73 a 59, è dovuto anche ad una percentuale sopra la nostra media dei tiri da 3 e, finalmente anche dei tiri liberi. (Allenare i tiri liberi serve, eccome!)
Nell’ultimo quarto c’è stata la comprensibile reazione dei leoniani senior in campo e in panchina, che hanno iniziato a ruggire per provare a ribaltare il risultato che si stava profilando (3°Q 59/37). Purtroppo, questa legittima reazione è stata guastata non tanto per il tentativo di “metterla un po’ in rissa”, pur sempre senza essere scorretti, tipico di quei giocatori con molti anni di esperienza e che iniziano a capire che la tecnica non è sufficiente a segnare di più e a difendere contro chi non si lascia intimorire o cede alle provocazioni. Hanno fatto una magra figura coloro che hanno cercato di far crescere una inutile aggressività da parte dei propri giocatori, di intimorirci e di condizionare arbitri e giudici di campo. Hanno iniziato a “sbroccare” un po’ troppo, con qualche esternazione esagerata e scorretta nella sostanza, oltre che supponente. Finché si è trattato di sentire gridare qualche loro tifoso esagitato, sappiamo che una squadra non seleziona i suoi tifosi utilizzando test di intelligenza o di sportività, ma il problema è che lo “sbroccamento” è stato di qualche elemento in panchina, che pur con capelli e barba biancheggiante, dimostrava una scarsissima maturità sportiva e il mancato rispetto per la corretta e libera modalità scelta dell’allenatore avversario per gestire la squadra.
E’ solo l’inizio di una svolta il cui merito e da riconoscere sicuramente alla squadra, ma in particolare al nuovo coach.
Ardor Bollate vs Mojazza
Ultima del girone d’andata, contro la prima in classifica, a Bollate. Il nuovo coach ha avuto solo due settimane per reimpostare la squadra, confermando di saper lavorare molto bene. Negli spogliatoi aveva ricordato, fra l’altro, che la gara poteva essere il test perfetto per capire se siamo pronti per iniziare il girone di ritorno, con l’obiettivo di giocare, a maggio, i playoff Silver. Oltre ad aver riassunto il piano partita, fra le osservazioni che ha fatto, ha sottolineato un aspetto a mio avviso fondamentale. Detto con parole mie, ha posto l’accento sulla necessità che questa squadra deve innanzitutto recuperare la sua identità. La comunicazione non verbale, soprattutto dei nostri senior, in risposta alle sue parole, confermava la condivisione di questo giudizio.
Abbiamo centrato l’obiettivo del test? Sì! Nonostante il punteggio finale. Sulla carta era preventivabile una sconfitta, sul campo, ma sino alla fine del terzo quarto, Ardor Bollate ha dovuto fare i conti con l’incubo di poter perdere in casa, contro una squadra, sempre sulla carta, facilmente battibile, ma che si dimostrata non evidentemente meno forte. Sugli spalti i nostri supporter hanno vissuto, finalmente, l’emozione di assistere ad una gara piacevole, osservando una prestazione che da tempo non si vedeva. Vogliamo fortemente gridare: “Killer bees are back!!
Personalmente dico che, sì, abbiamo centrato l’obiettivo perché, diversamente da quanto era accaduto al termine di quasi tutte le gare della prima parte della stagione, a fine partita era chiaro a tutti, staff e giocatori ciò che era accaduto e, soprattutto ciò che ci manca per essere una squadra vincente capace di giocare a basket, non soffrendo la sindrome del “singhiozzo”, che ti fa dimenticare, come il coach ha sottolineato anche nei Time Out chiamati, alcuni aspetti fondamentali. Per esempio, che non si arriva alla fine di una partita che si vuole giocare “divertendosi” e provare a vincere, dimenticandosi, soprattutto a livello personale, di curare bene e di eseguire dal primo all’ultimo decimo di secondo della gara, ogni singolo particolare tecnico del gioco (quelli che si dovrebbe aver già imparato dopo anni di giovanili e che un giocatore senior dovrebbe eseguire automaticamente).
Certo, aver appreso o possedere la tecnica non basta se, anche solo per qualche secondo, mancano alcuni fattori essenziali per giocare a basket, a livello personale e di squadra. La consapevolezza è che, pur non avendo molto tempo, per non rischiare di non raggiungere obiettivi ancora ambiziosi e ragionevolmente raggiungibili, dobbiamo lavorare sodo e senza indugio per colmare i margini di miglioramento e riconquistare forma fisica, fiducia, concentrazione, intensità.
Mojazza vs Soul Basket
Domenica pomeriggio, convocati da Davide, capitano della squadra, tutti i giocatori, compresi coloro che sarebbero rimasti in tribuna, si sono presentati, come al solito un’ora prima del fischio d’inizio gara. Guidati da Daniele, il nostro Preparatore atletico e da Filippo, il 1° assistente, si sono “riscaldati” e agli occhi di chi pur aveva notato l’assenza del capo allenatore, non sapendo il perché, tutto stava accadendo come era sempre accaduto nelle 11 gare precedenti di una stagione che aveva preso una china sempre più ripida. Sarebbe stata la partita dell’inizio della conversione del trend negativo? Ciò che molti hanno scoperto, quando le voci hanno cominciato a girare, è che sabato era giunta al Presidente dell’Associazione una mail in cui il coach comunicava le sue immediate dimissioni. Solo lo staff e i giocatori lo sapevano e di questo ne parliamo in un altro articolo appena pubblicato.
Il tifo dei nostri supporter in tribuna, sempre di grande aiuto, man mano che il tempo scorreva, assumeva i toni di una contentezza segnata dal suono dei tamburi del nostro primo tifoso, Italo, che per l’occasione (una premonizione?) era accompagnato, in occasione di particolari azioni e punti segnati, dal suono di un enorme campanaccio che aveva portato. La squadra ha concluso tutti i quarti sempre con un break positivo sul punteggio degli avversari e, dopo la sirena che segnalava la conclusione della gara, che copriva il rumore di un grandissimo sospiro di sollievo (venivamo da cinque sconfitte consecutive e solo 3 su 11 vinte) esplodeva in campo e in tribuna la gioia per una vittoria importantissima, anche se, realisticamente, non determinante. La stagione è ancora molto lunga e dobbiamo trovare un nuovo Capo allenatore. Poco significa che la vittoria sia stata ottenuta contro l’ultima in classifica, perché le sconfitte dei giallo nero erano arrivate, per lo più, per cause indipendenti dalla forza “sulla carta” dell’avversario. La fiducia riconquistata era sulla capacità di scendere nuovamente in campo, sin dalla prima del nuovo anno, da vincenti, capaci di giocarsela e di vincere con qualsiasi squadra del girone. Auguri a tutti per le prossime festività natalizie e per il 2023 e attenti! i Killer Bees son tornati!!!