Ultima del girone d’andata, contro la prima in classifica, a Bollate. Il nuovo coach ha avuto solo due settimane per reimpostare la squadra, confermando di saper lavorare molto bene. Negli spogliatoi aveva ricordato, fra l’altro, che la gara poteva essere il test perfetto per capire se siamo pronti per iniziare il girone di ritorno, con l’obiettivo di giocare, a maggio, i playoff Silver. Oltre ad aver riassunto il piano partita, fra le osservazioni che ha fatto, ha sottolineato un aspetto a mio avviso fondamentale. Detto con parole mie, ha posto l’accento sulla necessità che questa squadra deve innanzitutto recuperare la sua identità. La comunicazione non verbale, soprattutto dei nostri senior, in risposta alle sue parole, confermava la condivisione di questo giudizio.
Abbiamo centrato l’obiettivo del test? Sì! Nonostante il punteggio finale. Sulla carta era preventivabile una sconfitta, sul campo, ma sino alla fine del terzo quarto, Ardor Bollate ha dovuto fare i conti con l’incubo di poter perdere in casa, contro una squadra, sempre sulla carta, facilmente battibile, ma che si dimostrata non evidentemente meno forte. Sugli spalti i nostri supporter hanno vissuto, finalmente, l’emozione di assistere ad una gara piacevole, osservando una prestazione che da tempo non si vedeva. Vogliamo fortemente gridare: “Killer bees are back!!
Personalmente dico che, sì, abbiamo centrato l’obiettivo perché, diversamente da quanto era accaduto al termine di quasi tutte le gare della prima parte della stagione, a fine partita era chiaro a tutti, staff e giocatori ciò che era accaduto e, soprattutto ciò che ci manca per essere una squadra vincente capace di giocare a basket, non soffrendo la sindrome del “singhiozzo”, che ti fa dimenticare, come il coach ha sottolineato anche nei Time Out chiamati, alcuni aspetti fondamentali. Per esempio, che non si arriva alla fine di una partita che si vuole giocare “divertendosi” e provare a vincere, dimenticandosi, soprattutto a livello personale, di curare bene e di eseguire dal primo all’ultimo decimo di secondo della gara, ogni singolo particolare tecnico del gioco (quelli che si dovrebbe aver già imparato dopo anni di giovanili e che un giocatore senior dovrebbe eseguire automaticamente).
Certo, aver appreso o possedere la tecnica non basta se, anche solo per qualche secondo, mancano alcuni fattori essenziali per giocare a basket, a livello personale e di squadra. La consapevolezza è che, pur non avendo molto tempo, per non rischiare di non raggiungere obiettivi ancora ambiziosi e ragionevolmente raggiungibili, dobbiamo lavorare sodo e senza indugio per colmare i margini di miglioramento e riconquistare forma fisica, fiducia, concentrazione, intensità.